Che tipo di approccio devo avere?

"Non starò a guardare mentre distruggi la tua vita"

L’approccio della famiglia è determinante per ottenere la persona che decide di farsi aiutare. Nessun intervento senza un supporto della famiglia e senza la giusta pressione da parte dei familiari porterebbe ad un risultato soddisfacente. Il messaggio della famiglia dovrebbe suonare più o meno così:

“Ti amiamo. Ti abbiamo sempre amato. Continueremo ad amarti. Ma non staremo con le mani in mano a guardarti mentre rovini la tua vita con le droghe.”

Bisogna essere inflessibili su questo punto e abbastanza duri e fermi. Nel 90% dei casi un approccio soft non funziona e la vita del ragazzo è a rischio, ogni giorno. Solitamente la persona tossicodipendente tira fuori diversi argomenti che giustificano il fatto che lui non necessita di una riabilitazione: “io non sono come gli altri”, “ce la faccio da solo” ecc. ecc. sono tutti modi per non prendersi responsabilità della propria condizione. Una famiglia che accetta risposte del genere sta dando il suo tacito consenso percui la persona continui a fare uso di droga. Non bisogna neanche transigere sul quando occorre riabilitarsi. Il problema è nel presente. Occorre riabilitarsi ORA.

Il momento giusto

Nella vita di un tossicodipendente ci sono svariati “momenti giusti” per intervenire con decisione e ottenere che lui inizi un percorso di riabilitazione.
I “momenti giusti” sono quelli che seguono episodi come:

– Guai giudiziari
– Overdose
– Furti o rapine in casa scoperti
– Bugie scoperte
– Ritrovamenti di droga in casa o nelle tasche
– La fine di un fidanzamento o un matrimonio

Naturalmente questi sono solo degli esempi e non è detto che occorra aspettare uno di questi episodi per intervenire. Non dimentichiamoci che la vita di una persona è sempre a rischio e che è meglio intervenire subito che avere dei rimorsi per un mancato intervento.

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